3 – Povertà e devianza minorile

2 – Occupazioni abusive di case popolari

Povertà e “devianza minorile e giovanile sommersa”

Sono questi i due problemi prioritari non rilevati dai dati ufficiali, strettamente legati alla sicurezza e alla crescente sfiducia della popolazione verso gli organi istituzionali lontani dai loro problemi e verso la polizia, dalla quale non si sentono protetti e cercano di farsi giustizia da sé, organizzando anche ronde, che degenerano nell’intolleranza nel razzismo e nella discriminazione.
La devianza minorile e giovanile assume aspetti patologici in queste tre direzioni, che dimostrano le difficoltà di essere giovani e ci dicono non esistono ricette magiche e buone per risolvere le situazioni del disagio giovanile.

a) La prima direzione riguardante la devianza minorile si riferisce alla fuga da casa e all’abbandono dell’obbligo scolastico, da parte dei ragazzi, che rischiano di andare a lezione dai boss, mentre nel quartiere regna l’omertà e la prima cosa che vedono è sniffare cocaina.
Le ferite della povertà continuano ad invocare giustizia per chi è condannato da bambino a vivere un destino di disagio. perché i problemi sono colpevolmente dimenticati da chi potrebbe alleviarli. In ogni singolo quartiere difficile anche i bambini e i ragazzi imparano a parlare il meno possibile e si abituano ad una “omertosa indifferenza”, che cancella sorriso e speranza.
Un esercito di ragazzi è fuori dalle aule scolastiche sia per le scuole dell’obbligo, sia per le superiori con tasso di dispersione scolastica tra i più alti.
Alle soglie del 2020 l’11% degli alunni, tra gli 11 e i 15 anni, che frequentano le scuole dell’obbligo, non prosegue gli studi, per problemi di adattamento o di gravi ritardi nell’apprendimento, soprattutto se di origine straniera. Un recente studio del Ministero dell’Istruzione ha rilevato che, nell’area metropolitana milanese, 56 mila giovani, tra i 15 e i 24 anni, non studiano, né lavorano e rischiano l’esclusione.
A penalizzare i giovani si aggiunge la progressiva scomparsa dei mestieri artigianali e dell’apprendistato industriale per dare un lavoro ai giovani serve una sinergia tra università, ricerca, scuola e mondo del lavoro.
La maggioranza dei ragazzi sono sani, sportivi, con una vita normale, ma, anche se non si parla di eroina o di droghe pesanti e neanche di tossicodipendenza, cercano “serate speciali e divertenti con i propri compagni”, per sballare come si fosse in una dimensione lontana dalla normalità, dove tutto è possibile. Le occasioni di incontro e di amicizia si trasformano in un annullamento collettivo senza controllo, per l’uso di sostanze nocive miste ai drink che non divertono, non sono giochi per grandi, non sono sfide da rovinarsi una vita.
Cafè corretti, birre e drink a ripetizione spinge un ventenne su tre all’abuso dell’alcol e chi si ubriaca, usa anche sostanze psicoattive illegali, in particolare cannabis e cocaina.
Il fenomeno ha suscitato l’allarme sociale, tanto che il Nucleo speciale dell’ATS del consumo di alcol ha predisposto un piano educativo per le scuole per contrastare il devastante abuso di alcol e droga con l’aiuto dei genitori, insegnanti, medici e carabinieri

b) La seconda causa è l’aumento della povertà materiale e morale della famiglia.
Milano ha il primato della povertà in Italia, anche se la città dell’Expo traina il Paese ad uscire fuori dalla crisi economica. L’Associazione del Banco Alimentare della Lombardia ha dato una notizia che non è incompatibile con la ripresa economica.
Milano ha meritato il secondo posto in Italia per il tenore di vita e benessere, ma risulta essere anche “la capitale delle nuove forme di povertà e di emarginazione”. Il flusso dei migranti, con famiglie numerose, si è concentrato in Lombardia e a Milano. L’esplosione migranti ha fatto aumentare i parametri di povertà, nonostante la crescita economica. Tale situazione ci spiega le ragioni per le quali chi non paga l’affitto all’Aler non lo fa per furbizia, ma per povertà.
Altrettanto evidenti sono le condizioni di povertà diffusa se guardiamo le lunghe code di poveri, che si accalcano alle sedi della Caritas e delle Associazioni benefiche per il pasto quotidiano.
Nel 2014 il Banco Alimentare ha assistito in Milano, circa 60.000 bisognosi e, nel 2016, gli assistiti sono stati circa 70.000, a dimostrazione che le fasce più deboli aspettano una ripresa economica consolidata, mentre i poveri aumentano e necessitano di un “aiuto solidale” e nel 2018 gli assistiti sono saliti a 85.000. Ad oggi è stata superata la soglia di 100 mila poveri bisognosi di una qualche forma assistenziale.
Il tema della povertà impone un salto di qualità, che l’azione del Comune e della Caritas non sono in grado di sostenere. Il reddito di sostegno annunciato dalla Regione Lombardia e l’impegno del Governo a reperire e aumentare risorse contro la povertà, impongono l’impegno di unificare interventi e sinergie, per dare risposte non tanto verbali, ma concretamente efficaci nel sostegno a chi vive in povertà.
La conseguente diffusione delle crisi adolescenziali e giovanili provocano, inoltre, uso e spaccio di droga, rapine, prostituzione, abuso di alcol, atti di vandalismo, baby gang, graffitismo. Milano si è dato l’obiettivo primario di sconfiggere la povertà minorile con l’aiuto economico alle 20 mila famiglie povere che hanno, uno, due o tre ed oltre figli in età minore con l’erogazione di un contributo al reddito finanziario.

c) La terza direzione riguarda l’espandersi della microdelinquenza e dei bulli che rappresentano bande di ragazzi e giovani balordi, dediti ad episodi di aggressioni e minacce, furti, scippi, rapine, atti di bullismo, possesso di arnesi da scasso, tentativi d’intimidazioni e ritorsioni contro chi denuncia lo stato di degrado e di abbandono del quartiere o si ribella alla prevaricazione.
Il proliferare delle baby gang non è composto soltanto da ragazzi provenienti da ambienti familiari difficili e con basso tasso di scolarizzazione, ma anche da fasce di giovani benestanti che esercitano il bullismo, ch’è un comportamento offensivo e violento fatto per divertimento e protagonismo del branco, che s’inventa “serate brave”, fuori da ogni regola.
Il ragazzo quattordicenne di Quarto Oggiaro, detto il piccolo Vallanzasca per la sua ribellione e i suoi atti di violenza contro le guardie, mentre era detenuto all’Istituto Penale Minorenni “C. Beccaria”, è diventato l’idolo da imitare per tanti ragazzi delle scuole dei quartieri difficili.
La nascita quindi di bande giovanili feroci e in lotta fra loro, diventa la riserva naturale della manovalanza, dalla quale la criminalità organizzata arruola nuovi adepti, per rafforzare i clan della malavita e la conquista del territorio.
Sono minori ai quali vengono affidati incarichi per attività dei sodalizi delinquenziali: servizio di vedette di controllo per l’arrivo delle forze dell’ordine e manovalanza per spaccio di stupefacenti, rapine, uso illecito di armi, furti e tentati omicidi. La regola dei bulli è quella di rubare ai coetanei per vestire griffati o per fare i colpi, ripresi spesso dalle telecamere, asl fine di smanettare sui cellulari di ultimissima generazione. Le scorribande avvengono con la scelta della vittima individuata in una piazza, in un giardinetto o all’uscita di una scuola.
La criminalità di ragazzi stranieri tocca tutte le etnie e in particolare quella rumena.
Si tratta di ragazzi prelevati, da malavitosi senza scrupoli, dagli orfanotrofi e dalle famiglie povere o scombinate e sono ragazzi allevati all’arte criminale di furti, scippi, rapine.
Al riguardo si precisa che la crisi occupazionale e l’accoglienza di migliaia di migranti incidono fortemente sulla espansione della violenza minorile, in ogni quartiere della periferia urbana.
Nel carcere minorile del Beccaria, i ragazzi provengono solo da famiglie povere, che abitano nelle case, ove dominano le occupazioni abusive, il tasso di scolarizzazione infimo e la disoccupazione permanente dei genitori, che privano i giovani, di risorse e di speranze?
Le bande di ragazzi sono il rifugio dal nulla che li circonda. Non sono appartenenti ai criminali di lungo corso, ma molti sono adolescenti senza titolo di studio, senza lavoro e senza futuro e consumano la violenza tra i marciapiedi, fiumi di birra, strisciate di cocaina, vita notturna nelle discoteche. Sono queste bande organizzate che danno una risposta al disagio giovanile e nessuno si pone in dialogo con esse. E abbiamo pure la faccia tosta di meravigliarci se delinquono!
Se è vero che Milano ha un elevato livello di benessere, dobbiamo impegnarci a condividerlo con i poveri e, soprattutto coni giovani emarginati proposte alternative alla vita violenta, e in tale direzione devono muoversi le istituzioni comunali, regionali e nazionali per educare i giovani alla legalità.

4 – La schiavitù della prostituzione femminile e maschile