AREA TEMATICA: TERRORISMO
Premessa
“Molti di voi si chiederanno quale correlazione ci possa essere tra la Fondazione Carlo Perini ed il periodo del Terrorismo che ha imperversato nel nostro Paese a partire dalla fine degli anni Sessanta. È un legame stretto, purtroppo, che affonda le sue radici già dagli anni degli opposti estremismi, gli anni di piombo.
Il Perini fu scelto come sede di molti di quegli scontri politici e sociali nel contesto di un quartiere difficile, come quello di Quarto Oggiaro dove proliferava la contestazione giovanile, fra proletariato e sottoproletariato urbano.
Era la sera del 21 giugno del 1971 quando 80 giovani neofascisti del gruppo lombardo "La Fenice” assalirono i partecipanti al dibattito antifascista promosso dal Circolo Perini. Fioccarono biglie d'acciaio, furono scagliati sassi con le fionde, piovvero bottiglie molotov e candelotti incendiari, furono sparati colpi d'arma da fuoco che ferirono alla tempia, per fortuna in modo non grave, uno dei partecipanti al dibattito. La sede fu completamente devastata.
Durante quegli anni di paura il Perini proseguì tuttavia le sue iniziative per affermare i valori di libertà, di democrazia, di dibattito civile e democratico. Il pubblico, sia pure intimidito da episodi verbali e talvolta anche fisici, seguitò coraggiosamente a partecipare alle manifestazioni grazie ai grandi personaggi del mondo politico e culturale, che fecero a gara per parlare ai cittadini della periferia milanese. Il Presidente Antonio Iosa mise persino in cantiere una potenziale aggressione da parte di qualche tossicodipendente. Venne, al contrario, l'attentato delle brigate rosse.
Il 1 aprile del 1980, mentre assisteva ad una conferenza, tenuta dall'on. Nadir Tedeschi, nella sezione periferica della DC, in via Mottarone a Milano, un gruppo di quattro "brigatisti rossi", appartenenti alla colonna Walter Alasia, imbavagliati e incappucciati, fecero irruzione con le pistole in pugno. Dopo avere insultato e minacciato i presenti, lo prescelsero con altri tre amici per giustiziarli. Alla fine, intimidite per la presenza del folto pubblico, optarono per la gambizzazione.
Fu così che il terrorismo entrò nel DNA del Circolo Perini e il sangue versato dal suo storico Presidente divenne linfa vitale per riprendere le attività culturali con ancor più impegno e passione di prima e con uno scopo in più: quello di non dimenticare quegli anni ed in particolare le vittime del terrorismo e dello stragismo causati dell’eversione tra gli opposti estremismi.